Viaggio nell' autoproduzione. 2° parte





La prima parte dell'articolo la trovate su 
"Conversazioni sul fumetto" qui.

Ritorniamo dentro, saluto Bianca e mi dirigo ai banchetti dove trovo
Giulia Sagramola ancora intenta a dare spiegazioni sulla rilegatura, cerco
in tasca e non trovo più il libricino che avevo creato... Giulia mi sorride e
prende dalla borsa il mio piccolo manufatto, con tanto di timbro. La
ringrazio e subito andiamo a prender posto nella saletta adiacente per
cominciare l’intervista.



Ci dai qualche "cenno storico" su Teiera?
Giulia Sagramola: Teiera è un etichetta che nata nel 2010 durante
Bilbolbul, dall’idea mia e di Cristina Spanò di fare dei progetti a fumetti
ed illustrati fatti a mano perché ci mancava un pochino quella manualità
che era una cosa che facevamo spesso a scuola e cominciando a lavorare
nel campo dell’editoria veniva meno. Sentivamo che c’era stata tolta
quell’attività cartotecnica che ci piaceva e in più era un periodo in cui
c’era un attimo di tranquillità, per cui quando ci stanno queste fasi qua hai
bisogno di fare dei progetti tuoi perché altrimenti non progredisci.
Abbiamo quindi pensato: facciamo un etichetta nostra! Era da tanto che lo
volevamo fare e la spinta fu di farla in vista di Lucca, poi la cosa non si è
concretizzata e abbiamo deciso di presentarci al Bilbolbul.

Con "Foto di gruppo" vi siete recentemente distinte al Fullcomics con
il miglior fumetto italiano autoprodotto, arrivata a questo traguardo è
doveroso chiederti: Ma quanto è dura?! Scherzi a parte è da molto
che sei nel campo, cosa è cambiato da quando mettevi i primi dentini?
G.Sagramola: Beh, è cambiato l’approccio, adesso meno ingenuo.
L’entusiasmo c’è sempre però è più consapevole, sai, le prime volte che
fai delle cose non hai ancora ricevuto delle delusioni o delle opinioni, per
cui le butti così senza sapere cosa nascerà, poi invece quando hai avuto le
prime botte sui denti o i primi riconoscimenti vai avanti e ti rendi conto.
Un po' come sistemare il tiro, per cui se prima facevi dei piccoli errori
cerchi un attimo di regolarti di conseguenza e di migliorare, o comunque
di prendere una direzione mentre prima vai un po' alla cieca e vedi come
funziona.
Per esempio ci siamo rese conto che fare dei librini monografici è molto
faticoso nonostante a noi piacesse come idea perché non volevamo che
fossero soltanto delle riviste contenitore, ma un modo per distinguerci
dagli altri, curando tutto del nostro progetto.
Fare un solo libro e portare sempre quello è un conto, farne tanti che poi
finiscono, riandare in stamperia, rilegarli di nuovo...magari Cristina li
rilega e li fa in Spagna con delle carte diverse perché non trova le carte che
trovo io qua...diventa tutto molto più complicato.

“Autoprodotto fino al midollo” è stato il mio primo pensiero alla vista
dei vostri lavori, trovandomi davanti a volumetti rilegati a mano (cosa
non da tutti) come mai questa scelta estrema?
G.Sagramola: Una scelta masochistica che è nata proprio perché avevamo
tempo, come per le mamme e le zie che fanno i ricami o il corredo per il
matrimonio, ecco, noi abbiamo fatto il corredo per le autoproduzioni! Mi
piace molto quest’idea di ritornare alla manualità, anche se comunque
stampiamo in digitale. E' un po' il marchio di fabbrica. Purtroppo non
abbiamo le possibilità di fare un libro serigrafato come altri che si
autoproducono, oltretutto questo renderebbe i nostri prodotti cari, invece
noi avevamo in mente qualcosa di economico, un'autoproduzione
facilmente comprabile.
E’ nata proprio per la voglia di fare, per quest’assenza che ti dicevo prima
e poi anche come esperimento, perché la persona che ci propone il
progetto non conosce il risultato finale, quindi o ci propongono delle idee
e noi decidiamo se andare avanti, o (la maggior parte delle volte) ci
sottopongono delle illustrazioni, il numero di pagine e come vogliono più
o meno farlo, da qui di conseguenza facciamo il progetto grafico e l’idea di rilegatura.


Sicuramente sia la scuola del libro che l’ISIA hanno puntato molto sulla
visone del libro come oggetto in se ed anche il periodo in Spagna ha
contribuito a questo nostro pensiero, soprattutto a Barcellona dove c’è una
forte cultura del libro d’artista, infatti ogni 23 Aprile si festeggia Sant
Jordi in cui nella vecchia tradizione l’uomo regala una rosa alla donna e la
donna regala un libro, è un evento bellissimo perché Barcellona è
completamente tappezzata di libri d’ogni tipo ed ogni libro è un pezzo
unico al mondo.

Tornata dal London Zine Symposium hai qualche considerazione o
consiglio da dare a chi si autoproduce un Italia?
G. Sagramola: Volevo fare un report importante perché mi è sembrata una
situazione completamente diversa da quella che abbiamo qui, infatti nel
mio blog personale potete trovare la mia esperienza. E’ vero che da loro il
do it your self è molto forte, e anche senza avere disegnatori stratosferici,
di base ci sta un pubblico molto più vasto e più educato, che sa cosa sta
andando a vedere. Quindi non si stupisce se tu gli vendi qualcosa a un tot
prezzo, perché sa che quella cosa che è fatta a mano ha un valore diverso.
Un occhio da parte del pubblico che sa cosa è una fanzine o un
autoproduzione (che io davo per scontato...), e poi c’è una cura per le cose,
che è una consapevolezza che da noi sta nascendo da poco. Ho visto che
anche se i disegni non erano perfetti o non erano professionali, lasciando
intravedere un artista ancora molto giovane, la fattura del libro e anche del
progetto grafico c'era! Era un occhio per la carta, un occhio per la stampa
buona, per l’impostazione grafica, insomma una progettualità che secondo
me qui in Italia per la maggior parte manca. Non tanto per le persone che
le fanno ma perché manca l’educazione, anche nelle stesse scuole d’arte
dove non insegnano a creare un progetto grafico, ma se vuoi disegnare
devi sapere un po' di grafica se no mancano le basi per costruire lo
scheletro dove metti i tuoi disegni.
Una cosa che manca qui sono proprio questi mercatini,
contemporaneamente fare degli workshop , oppure il tavolo dello scambio
fanzine dove porti la tua e prendi quella che ti piace, lì ci stava persino un
corso per imparare a suonare con l’Atari. Ecco direi anche solo un idea,
che a volte manca.
Gocco
Spengo il registratore e restiamo a chiacchierare un po', la serata è
trascorsa in modo molto piacevole, ovviamente ci ritroviamo a parlare
davanti ai banchetti delle autoproduzioni così ne approfitto per guardare
anche il resto. Tre gruppi ben distinti, con obbiettivi in parte comuni e in
parte che vanno in direzioni completamente diverse. E' naturale che ogni
gruppo abbia degli autori che ben si distinguono dagli altri, primo fra tutti
Elbluo che ha curato la copertina del primo numero di Lok. Poi,
sfogliando Delebile, ho invece gustato (fin dal primo numero) con
particolare piacere le storie narrate da Sette. Infine, mi sono lasciato
coinvolgere dai mille libricini rilegati a mano di Teiera e dalla simpatica
Giulia Sagramola di cui vi invito a visitare il blog, col report del London
Zine Symposium e a dare un occhiata agli altri suoi lavori.

Saxarts


8 commenti:

  1. Ottimo viaggio nell'autoproduzione bolognese! Mi sono già segnato tutti i link. Spero in un approfondimento futuro su tutti gli altri gruppi!

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  2. Molto interessante, per noi fanzinari il mondo delle autoproduzioni è sempre affascinante...e poi è così variegato, c'è spazio per ogni realtà!!! Guarderò con piacere i vari link e blog e consiglio di guardar il sito della Fanzinoteca d'Italia http://www.fanzinoteca.it/
    ^___^

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  3. Ottimo lavoro, sembra quasi di essere stato alla fiera di persona, ho apprezzato le domande: non troppo "fredde" e le risposte: più che esaustive, hai reso chiara l' idea di autoproduzione e del grosso lavoro che c'è dietro.

    alla prossima!

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  4. egle3.5.11

    ottimo articolo evviva chi crede nei prorpi lavori

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  5. Interessante articolo davvero! ci vuole coraggio per autoprodursi! =)
    Complimenti! =)

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  6. avete parlato di cose su cui era importante focalizzarsi. è un articolo che inquadra in parte una certa situazione che sta accadendo, vien fuori la voglia che c'è di fare cose nuove, e di lavorare insieme alle altre persone. un'idea di collettivo che magari forse percepisco solo io, ma che di certo a milano sembra essere solo d'elite.
    penso che creare questo tipo di incontri con autori/illustratori/fumettisti faccia del bene a tutti

    continuate così

    e spero di esserci anche io per le prossime volte ;)

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  7. una testimonianza a questo punto necessaria. l'autoprduzione è ormai una realtà così ampia e strutturata che bisogna parlarne in termini analitici e anche raccontarla dal di dentro. forse sarebbe bello se esistesse una sorta di consorzio che vada al di là di spazi condivisi alle convention, un qualcosa che possa unire le forze, quando c'è una sintonia di sentire, veder e d'intenti, e dare oggetto a un oggetto editoriale di maggior peso, quindi con più possibilità di diffusione.

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  8. Davvero un interessante viaggio nel mondo dell'autoproduzione. Io stesso ci sto muovendo i miei primi passi e quindi mi sento molto dentro l'argomento.
    Che dire l'autoproduzione ti dà quella libertà e quella personalizzazione che rende il tuo lavoro più "artigianale" e vicino alla visione che si ha.
    Da ammirare questi ragazzi che si cimentano pure nella rilegatura...cosa che non farei mai. Un megasbattimento che è scomodo (richiede tempo e fatica) e non so quanto sia economico. Ciononostante ne guadagna in personalità diventando autoproduzione al 100% "Made By Theirself". Ammirazione. :D

    In Italia questo mondo è una realtà sempre più abbordabile e sempre più presente.
    Il problema rimane sempre la sensibilità che il pubblico ha nell'investire i propri soldi in qualcosa di meno conosciuto e fuori dal solito circuito.

    Grazie del Post!
    Jac

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